Era da diverso tempo che aspettavamo il momento giusto per poter assistere al rito della circoncisione, che segna il passaggio dalla giovinezza all’età adulta in un samburu. E’ un rito importantissimo per il giovane e per tutta la comunità, che coinvolge uomini, donne e bambini; ed anche difficilissimo da poter vedere, sia per il periodo da azzeccare ( fra i vari gruppi di età c’è un periodo di 12/14 anni ) e sia per la riservatezza dei samburu, che di rado lasciano vedere e documentare questi tipi di cerimonie. E adesso, a distanza di un mese, debbo dire che ha coinvolto emotivamente anche noi. Occorre dire che per diventare un morani, non basta la circoncisione, ma vi è un periodo precedente in cui i giovani vengono presi dagli anziani e portati fuori dal manyatta. In questo periodo apprendono le qualità morali, l’orgoglio che bisogna sentire nel profondo dell’animo e tutte le tradizioni della società samburu; si conoscono i rudimenti della caccia e come ci si difende da eventuali attacchi, si impara l’uso della lancia e del kissu, il coltello bilama che ogni samburu deve avere alla cintura. Al ritorno nella manyatta la madre lo accoglierà con il dono di una veste nera di pelle di capra, unta con grasso e carbone ( oggi alcuni hanno anche dei pezzi di stoffa nera, per non sacrificare un animale ), che il ragazzo porterà fino al rito della circoncisione. Nei giorni che precedono la cerimonia, i guerrieri morani sostengono psicologicamente il giovane, motivandolo a tal punto che in quel fatidico momento lui sia quasi in trance. Infatti abbiamo potuto constatare di persona come i ragazzi siano quasi sempre in mezzo ai morani, e perfino di notte al sorgere della luna, all’interno del manyatta si improvvisavano canti e danze propiziatorie fino all’alba, creando un’atmosfera di grande passione e coinvolgimento emotivo. |
Abbiamo visto come la madre
con amorevole cura ed impegno preparava all’interno della capanna, il
giaciglio per il futuro morani, con i rami dell’acacia e le frasche
messe sul tetto, ad indicarne il luogo. Saranno poi tolte quando il
guerriero partirà con i compagni di circoncisione per la savana, ad
affrontare altre prove di coraggio, di abilità e di adattamento. E’
venuto il momento di preparare il giovane layeni, che viene condotto all’interno
del manyatta da un gruppo di guerrieri che avanzano cantando tutti
assieme. Ad attenderli all’entrata del recinto è una madre, che
talmente commossa, piange dalla gioia e, contemporaneamente, benedice
con una piuma di struzzo imbevuta di latte e cenere il figlio. La
tensione ed il coinvolgimento dei guerrieri è talmente forte, che due
di loro cadono in trance. E’ un momento delicato e forte, almeno per
noi, che restiamo per un attimo senza fiato, rapiti dal susseguirsi
degli eventi. Due, tre morani, accorrono per immobilizzarli, e facendo
pressione sul plesso toracico, riescono a calmarli. Seduto davanti alla
capanna, si procede con il taglio completo dei capelli, che la madre
effettua con una lametta, poi gli anziani del manyatta, preparano i
sandali di pelle di capra che il giovane porterà nei giorni seguenti.
Quindi il ragazzo viene condotto all’interno della capanna dove
resterà per prepararsi mentalmente per la circoncisione di domani
mattina. Nel frattempo gli anziani, seduti all’ombra di un’acacia,
discutono dei particolari della festa. Le donne dall’altro lato si
occupano dei preparativi culinari per gli ospiti che arriveranno dai
villaggi vicini. Gentilmente ci viene offerto un ciai ( tè al latte di capra ) in segno di benvenuto. In segno di ringraziamento per poter assistere alla cerimonia, abbiamo portato sacchi di miglio, fagioli, patate, zucchero e farina ( qui introvabili ) ed una mucca da sacrificare, e tanto tabacco da masticare per gli anziani. Abbandoniamo in serata il manyatta, sapendo che per tutta la notte i canti struggenti dei morani accompagneranno mentalmente il ragazzo fino all’alba. |
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