Situata
all'estremo nord dell'Etiopia, la Dancalia è una lingua di terra di
150.000 kmq
che per buona parte segna i confini con l'Eritrea e Gibuti a est.
Per questo e per altri motivi è definita una terra di frontiera. |
Le
piogge sono una rarità e il fiume Awash è l'unico che ha il
"coraggio" di attraversare questa regione fornendo acqua
preziosa e cibo (sotto forma di terreni agricoli) alla popolazione Afar.
Nei pressi di Aysaita, a 180 km dal mar Rosso, il fiume si riversa in
una sequenza di laghi salati. Il sale è al momento l'unica ricchezza
della Dancalia con 1.200 km quadrati di superficie dedicata alla sua
estrazione. Ad Afrera colonne di camion lo trasportano fino ad Addis
Abeba, mentre nella piana del sale viene caricato sulla groppa di
migliaia di dromedari che per nove mesi l'anno, lo portano ai mercati
degli altopiani del Tigray. Qui vivono gli Afar, popolazione di origine cuscitica e musulmana praticante. Suddivisi in clan, la maggior parte conduce una vita seminomade, seguendo i pochi pozzi d'acqua e i magri pascoli per gli animali (capre, mucche e dromedari). Vivono in minuscoli villaggi con sparute capanne dalla forma allungata (chiamate burra) ricoperte di stuoie e con l'intelaiatura di rami ricurvi. Caratteristici i tumuli funerari eretti ai margini dei villaggi. E' tradizione che il morto ammazzato viene vendicato dal parente più prossimo (sono escluse le donne). Per questo viene posto sopra il tumulo una coppia di pietre verticali. Una delle "attrazioni" turistiche della Dancalia, sono le sorgenti sulfuree multicolori del Dallol, una località posta ai margini della piana del sale. Un luogo fiabesco disseminato da sorgenti a geyser che emettono soluzioni saline, in particolare potassio, sodio e magnesio che assumono forme e colori inimmaginabili: dal verde al giallo, dal rosso al viola. Nel periodo coloniale i depositi vennero sfruttati da un compagnia mineraria italiana (La Comina della Montecatini), che riuscì ad estrarne ben 25mila quintali, trasportandoli fino al mar Rosso. Oggi rimangono solo detriti e macerie. In questa regione sono venuti alla luce i resti fossili dei primi ominidi, i nostri progenitori. La più famosa è senza dubbio Lucy, lo scheletro di Australopithecus afarensis vissuta almeno 3,2 milioni di anni fa rinvenuto nel 1974 dall'équipe di Donald Johanson e conservato al Museo Nazionale di Addis Abeba. Un altro ritrovamento importante è stato quello dell'Homo sapiens idàltu una sottospecie di Homo sapiens vissuta circa 160.000 anni fa e scoperta nel 1997 nella zona di Herto Bouri. |