Immaginare la salita di un vulcano ancora in attività, inizialmente ci provocava qualche disagio. Ora, a distanza di settimane, la consideriamo una delle esperienze più belle ed emozionanti che abbiamo mai fatto. Il vulcano Erta Ale è situato nella regione della Dancalia nel nord dell'Etiopia. Una terra estrema e difficile per la perenne aridità e per la sua conformazione geografica.
Qui la Terra è in continua trasformazione con eruzioni vulcaniche ininterrotte da almeno 30 milioni di anni. Una serie di vulcani allineati di cui sei in asse e uno rivolto a est, costituiscono il massiccio dell'Erta Ale. Da sud a nord: l'Aimatoli (521m), l'Ale Bagu (1031 e disposto verso est), l'Erta Ale (613m), il Borale Ale (668m), il Dalafila (613m), l'Alu (429m) e il Gada Ale (287m). Il massiccio ha una superficie di 2350 kmq e si sviluppa per quasi 100 km di lunghezza e oltre 40 di larghezza.
Tutti i vulcani hanno una struttura a scudo e sono composti per il 95% da basalti. Ad oggi, solo l'Erta Ale è in attività da alcuni decenni, mentre nel 2008 il Dalafila ha avuto un'eruzione  con grandi colate di lava riversate nel massiccio.
Con queste premesse e con il racconto di un amico viaggiatore, la curiosità ha preso il sopravvento e, complice quella voglia irrefrenabile di sapere, conoscere ed osservare cose nuove, la decisione è stata presa. Il 28 gennaio 2010, con Monica e 4 amici, siamo sul bordo della caldera a 613 metri di altezza, al cospetto della "montagna che fuma".


il lago di lava dal cratere centrale

sull'orlo del cratere nord

 

Partiamo nel tardo pomeriggio da Abdellany, una sorta di campo base posto ai piedi del vulcano e, attraverso cammini di lava indurita dal tempo, seguiamo le esili tracce di un sentiero che sale gradatamente, senza strappi, se non ad un centinaio di metri dalla sommità, quando la pendenza ricorda i sentieri delle nostre montagne. La luna piena contribuisce a rendere ancor più suggestivo l'ambiente. In alcuni tratti la lava rischiarata dalla vivida luce notturna, riflette le sue nervature, le sue protuberanze nodose; paradossalmente sembra di camminare sulla cute di un animale del giurassico!
Un bagliore rossastro con colonne di fumo si manifestano dalla sommità del vulcano; tanto basta a farci arrestare ad esitare nel nostro procedere e guardare lassù, tra stupore e meraviglia,.
Finalmente dopo 3 ore e 15 minuti siamo sul bordo della caldera. Davanti ai nostri occhi il cratere centrale che racchiude a 100 metri di profondità, il lago di lava permanente. E' proprio il lago di magma ad attirare l'attenzione nostra e quella dei vulcanologi di tutto il mondo. L'alta temperatura di 1.200° Celsius, consente il mantenimento del suo stato liquido, sulla cui superficie si riversa dalle viscere della Terra, il magma. Questo fenomeno è visibile, a fasi alterne, in altri 3 vulcani del pianeta: il Kilauea nelle isole Hawaii, l'Erebus in Antartide e il Nyragongo nella Rep. Democratica del Congo. Quindi l'Erta Ale è un luogo di per sé, unico!
Dopo aver preso possesso dei ripari di roccia in cui trascorreremo 2 notti, vinciamo l'iniziale timore, e al buio, scendiamo nel fondo della caldera. Andiamo a rendere omaggio all'Erta Ale.
All'alba, poco prima che sorga il sole, ridiscendiamo ad ammirare questo straordinario lago di lava in continua ebollizione. Abbiamo la netta sensazione che la Terra è viva, vibra, mugghia, ogni tanto ha dei sussulti ed esplode in fontane mirabolanti di fuoco. Con la luce del giorno riusciamo a renderci conto di come è fatto un vulcano e, grazie all'ausilio di una guida afar, lo esploriamo per buona parte della mattina. Oltre al cratere centrale, ce n'è un altro più grande a nord, con un'attività ridotta a fumarole ed emissioni di gas. Dalla sua sommità si ha una visione spettacolare a 360°, a sud lo specchio d'acqua del lago Afrera, a ovest l'imponente mole dell'Aimatoli, davanti a noi in lontananza i biancori abbacinanti della piana del sale e, a est, ad una manciata di km l'Eritrea.
Procediamo con attenzione fra viottoli fumanti e fragili pavimenti di lava, alcuni sono talmente esili che potrebbero sprofondare con la semplice pressione del piede. Per questo seguiamo scrupolosamente tutti i passaggi della guida; lo osserviamo mentre "sonda" il sentiero con un bastone, o mentre scava buche per farci ammirare i tanti colori delle pozze fumanti. Un gigantesco hornitos troneggia dal bordo della caldera, ed è il punto di demarcazione dei due crateri.
Come le api dal miele, siamo attirati dallo spettacolo di questa natura primordiale e torniamo ad osservare il lago di lava dal bordo del cratere, che di notte dà il meglio di sé. Stavolta oltre alle fontane incandescenti, una spaccatura lo taglia quasi in due colorando di rosso le pareti verticali e rilasciando nel cielo sottili filamenti di vetro marrone; i vulcanologi li chiamano "capelli di Pele". Nonostante le mascherine intense zamfate di zolfo giungono fino alle narici. L'Erta Ale sembra salutarci alla sua maniera. Non possiamo far altro che indietreggiare per proteggere occhi e naso, d'altronde ci sentiamo estremamente vulnerabili al cospetto di una natura così potente, magica, unica.