Luoghi aridi, inospitali e poco adatti ad una vita sufficientemente normale. Eppure i Turkana hanno stabilito le loro dimore nell'estremo nord-ovest del Kenya, in una zona chiamata Turkanaland. Solo grazie alla loro indole aggressiva e poco incline alla vita "tenera", se oggi sono ancora numerosi.
Il nome come le origini sono un po’ avvolte nel mistero. Forse Turkana deriva da "Turkwen" uguale uomini delle cave (le tipiche capanne a forma di botte), ma nessuno può confermarlo.
Di sicuro il ceppo d'origine era situato nel Dodoth Escarpment nel nord-est dell'Uganda, nell'attuale Karamoja, conservando usi e costumi tipici dei Karimojong. Anche la lingua ha le sue radici nell'intricato sottobosco nilotico, ma il sangue e la cultura li spingono a est verso i Cusciti.
Hanno la pelle di un nero lucente e un portamento maestoso e fiero del tutto in contrasto con le loro attuali condizioni. In epoca precoloniale erano ricchi di bestiame e capaci di offrire anche 40 capi come prezzo per una sposa. Oggi invece a causa dei nuovi confini tribali e del progressivo inaridimento del terreno, con piogge irregolari e pascoli che scarseggiano, sono costretti ad una vita più dura e difficile.
La maggior parte sono pastori nomadi di bovini capre e cammelli, costretti a spostarsi di continuo alla ricerca di nuovi pascoli e acqua per il bestiame. Frequenti gli scontri con le etnie rivali dei Samburu e dei Pokot. Il centro principale è il villaggio di Lodwar nella sponda occidentale del lago Turkana, occupando tutto il periplo del lago ad eccezione della parte di nord-est.


Le capanne costruite dalle donne sono a forma di botte, formate da uno scheletro di rami spinosi che si intrecciano e sono ricoperti da foglie di palma dum. All'interno nel centro arde un piccolo fuoco sempre acceso. Tutt'intorno un recinto di frasche e spine delimita la proprietà. La loro sussistenza si basa principalmente sugli alimenti derivati dal bestiame come la carne, il latte il burro e il sangue; anche se ultimamente qualche tentativo di agricoltura fa capolino nella zona a sud di Loyangalani con colture di miglio, fagioli e zucche.
Vivendo in zone semi desertiche dove è difficile reperire l'acqua le donne si spostano anche per diversi chilometri usando contenitori di pelle chiamati "akurum" o di zucca essiccata a volte arricchite con conchiglie cauri, oltre alle immancabili taniche di plastica.
Invece si è risolta con un fiasco l'intenzione del governo di trasformare i Turkana in pescatori. L'esperimento pilota nella zona della baia di Ferguson's che ha coinvolto centinaia di famiglie con barche, reti ed arpioni, dopo qualche anno è stato accantonato.

Uomo Turkana

 

Non si sa per quale motivo hanno abbandonato alcune pratiche tradizionali della loro cultura come le circoncisioni sostituite oggi dall'athapan, un'iniziazione riservata agli uomini. Non esistono più le classi di età, ma soltanto un blando sistema di alternanza. La società in genere è organizzata in clan esogamici patrilineari. Credono in una divinità suprema chiamata Akuj, che vive nei pascoli del cielo. Sono inoltre molto apprezzati i fabbri e i veggenti che guardano attraverso le interiora di una capra e pronunciano profezie. Molto interessanti in entrambi i sessi le acconciature e l'abbigliamento.
Le donne hanno la testa rasata ai lati, mentre tengono una ciocca di capelli lungo la parte centrale del capo raccolti a mò di stringa e unti con burro e grasso.
Diversi gli orecchini, fra cui spicca quello a forma di foglia, tipico delle Turkana. Le donne anziane usano inserire un pezzo di rame nel labbro inferiore. Una serie infinita di collane di perline di vetro multicolori circondano il collo dove in bella mostra al centro viene posta una conchiglia o qualche ciondolo.
Le ragazze da sposare portano "l'arrac", un grembiulino triangolare di pelle decorato con pezzi di guscio d'uovo di struzzo e perline.
Gli uomini decorano i capelli con piume di struzzo. Sostituiscono i capelli con una calotta di pelle dipinta sovente di blu. Per non rovinare l'acconciatura usano un poggiatesta di legno decorato chiamato "karro". Anche loro usano collane e bracciali in ottone. Essendo guerrieri portano la lunga lancia donata dopo la cerimonia dell'athapan, il bastone da combattimento e l'anello-bracciale che è un'arma micidiale. Infilato al polso e coperto da una sottile guarnizione di cuoio sembra un ornamento, ma liberato dall'involucro svela la sua vera identità.
Il tatuaggio in entrambi i sessi esiste in forma rituale specie sul petto e sul ventre, mentre a volte compaiono le cicatrici di tagli fatti dallo stregone per far uscire gli spiriti maligni.