Comunque a parte queste inevitabili ripercussioni, l'impatto con queste popolazioni è ancora forte e, in alcuni casi, si avverte l'autenticità dell'Africa dei primi esploratori.
Dai villaggi fortificati dei Konso protetti dai totem di legno waga, scendiamo nella vallata di Weito, un fiume che sfocia nel lago Stefania. Siamo in territorio Tzamaiko. Le donne hanno vistose collane di conchiglie cauri e indossano un lungo abito di pelle che termina posteriormente con un bastoncino di legno utile al marito per sapere dove va la moglie! La pista piatta e sabbiosa ci fa procedere veloci verso Arboré e le piane desertiche dello Stefania.
Impossibile scendere al lago. Un gruppo di combattenti del fronte di liberazione Oromo pare sia nei paraggi. Visitiamo il villaggio Arboré, popolo di pastori le cui donne sono molto belle e ben curate nel vestire. Penetriamo in una piccola valle dalle colline a strapiombo e siamo a Turmi il regno degli Hamer, una delle etnie più interessanti del viaggio. Sia gli uomini che le donne si ornano il corpo splendidamente e con notevole gusto estetico. Vale la pena di fermarsi almeno qualche giorno e assistere al mercato del lunedì. A Kangata siamo sulle rive dell'Omo e nel territorio dei guerrieri Bume. In perenne conflitto con i Mursi e gli Hamer, i Bume si stanno spingendo sempre più verso i confini con il Sudan. Le donne hanno appese al collo una moltitudine di collane ed un cerchio di ferro conficcato sotto il labbro inferiore. Una pista di sabbia finissima (quando piove si trasforma in sabbie mobili) e 2 ore di auto dividono i Bume dai Karo che vivono in una manciata di villaggi a strapiombo sul fiume Omo. Il panorama è bellissimo. I Karo sono dei maestri nell'abbellire il proprio corpo con pitture di argilla e scarificazioni, mentre le donne usano anche infilarsi un chiodo nel labbro inferiore.


uomo Hamer

ragazza Tzamaiko

bimbo Karo


Grazie alle scarse piogge oltrepassiamo con facilità (nel '94 l'acqua arrivava ai finestrini delle auto e si passò con l'ausilio di corde!) il torrente Neri affluente del fiume Mago, raggiungendo i villaggi Mursi posti oltre la scarpata di Nyalibong nel Mago park. Decidiamo dopo avere ottenuto il permesso, di accamparci nei pressi di un villaggio. La scelta è stata giusta così abbiamo potuto tranquillamente osservare e prendere confidenza con loro che hanno la triste nomea di combattenti temibili ed abili razziatori. Sempre in lotta con i rivali atavici i Bume e a sua volta contro i Bodi e gli Hamer. Forse è per questo che gli uomini migliori sono assenti; solo donne e bambini e qualche giovane armato dell'inseparabile kalashnikov.
Appena 34 chilometri separano la primitiva vallata dei Mursi dalla cittadina di Jinka!
Giganteschi eucalipti ed una fitta boscaglia sono la cornice ideale a Key Afer; ogni giovedì è giornata di mercato per i Benna, un'etnia molto affine agli Hamer. Anch'essi si ornano il corpo con l'argilla ed usano abbellirsi con perline multicolori e conchiglie cauri. Al villaggio Hamer di Dembete preparano la cerimonia del salto del toro che sancisce il passaggio di età dei giovani allo status di guerrieri "maz". E' una cerimonia caratteristica che vale la pena di vedere.
Il viaggio sull'Omo termina ad Omorate, ultimo avamposto di una certa modernità che, seppure a stento, sta raggiungendo anche questi luoghi. Alcuni bar con annesso campeggio in prossimità del fiume consentono di lenire i fastidi provocati dal caldo opprimente e dalla pista polverosa. Qui si possono incontrare i pastori Dassanech, meglio noti come Galeb. Magri e di notevole statura, gli uomini usano acconciare il capo con uno zuccotto colorato di argilla arricchito da piume; mentre le donne si tingono le treccine con la terra rossa.
Il Kenya ci attende, ma questa è un'altra storia.