Un sacerdote Hogon funge da tramite tra
gli uomini e il Dio supremo Hamma. Egli vive da eremita in una grotta
solitaria proprio sotto la grande falesia, ed è una delle figure più
importanti tra i Dogon. A lui si rivolgono con offerte tramite statue
propiziatorie affinché interceda verso l'autorità assoluta. I villaggi sono sparsi lungo il bordo superiore della falesia o sono alla base della pianura sottostante. L'unica differenza visibile riguarda il materiale delle strutture portanti del togu-nà. In legno scolpito nella piana e in pietra sulla falesia. Il togu-nà (togu = riparo nà = grande madre) è l'elemento fondamentale ed il punto di riferimento della comunità. Al suo riparo vengono prese le decisioni che riguardano il villaggio. I Dogon lo indicano come casa degli uomini poiché ad essi è riservata. |
Generalmente ha una pianta rettangolare e poggia su pilastri di legno o
di pietra. Il tetto è formato da strati alternati di steli di miglio
che contribuiscono ad isolarlo dalla calura. Ogni 10 - 15 anni è
necessario rifare il tetto e tutto il villaggio viene coinvolto. Un'altra caratteristica della cultura Dogon è quella relativa alle maschere; esiste una società tutta maschile che si occupa delle varie cerimonie con cui si esibiscono le maschere. La più importante è quella del Sigui. Si effettua ogni 60 anni ed è la rievocazione della morte del primo antenato Dyongu Seru, rappresentato dalla grande maschera a forma di serpente alta circa 10 metri. E' conservata in una grotta segreta e viene usata solo per il Sigui e nei funerali. Questi ultimi sono la miglior occasione per vedere danzare le maschere. Oltre a quella del Sigui, le più famose sono la Kanaga a forma di uccello e la Sirige che rappresenta la dimora dell'Hogon. |
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Il modo migliore per
osservare i villaggi da vicino è percorrere a piedi la falesia
organizzando piccoli trekking di svariati giorni. Si può iniziare
indifferentemente da Bandiagara o da Bankass. Attualmente una strada
lastricata permette di raggiungere agevolmente in auto la parte alta
della falesia. Dal villaggio di Kanikombolè si superano alcuni ripidi
tornanti con pendenze dell'11% e si arriva a Diguibombò. Per questo
tratto occorrevano almeno 2 ore di trekking!! Da evitare i periodi caldi dell'anno tra marzo e maggio, e da fine luglio a inizio settembre per le piogge. Attenzione all'harmattan che soffia da metà dicembre a inizio febbraio e che potrebbe rovinare oltre al viaggio anche le vostre foto. |