Pochi
mesi prima della sua tragica morte Attilio Gaudio, etnologo ed
antropologo, giornalista e celebre africanista, nel giugno 2002 ci
informava dell’esistenza di un’antica biblioteca berbera scoperta in
Algeria. Il suo articolo pubblicato sulle pagine del sito di Itinerari
Africani è stato visto a Béjaia in Algeria (i miracoli di internet!!)
dal signor Mechehed djamel - eddine, curatore e responsabile della
biblioteca in questione. Oggi, a distanza di 2
anni riceviamo la conferma dell’esistenza di questa straordinaria
biblioteca situata nel cuore della Cabilia che, con più di 600 volumi
suddivisi tra manoscritti, e copie dal XV al XX secolo, sono un’importantissima
memoria storica delle popolazioni berbere che hanno vissuto dall’epoca
medioevale fino al XIX secolo, e permettono di avere un’idea ben
precisa sulla letteratura maghrebina di quell’epoca. Infatti la lingua
berbera rappresenta un patrimonio ricco ed importante per le scienze
umane e per la linguistica, a tal punto che negli ultimi anni è stato
oggetto di numerosi studi. |
Il responsabile,
conservatore e documentarista sig. Mechehed djamel – eddine, è anche
l’autore del prezioso lavoro di catalogazione che sarà pubblicato
dall’Islam Heritage foundation di Londra. La collezione comprende opere in lingua berbera (Tamazight) trascritte in caratteri arabi. I manoscritti sono nel complesso 476 e sono suddivisi in 20 sezioni che vanno dal diritto alla storia, dalla filosofia alla religione; la matematica e la medicina, atti notarili e registri commerciali del XV secolo e copie del Corano. Ciascun volume è stato catalogato con un codice seguito da due cifre, il titolo ed il nome dell’autore, l’epoca di redazione ed i nomi degli eventuali copisti. I testi medioevali più preziosi sono quelli in lingua berbera anche perché trattano discipline scientifiche come l’algebra, la geometria e l’astronomia che all’epoca davano prestigio all’ateneo di Béjaia. Fu proprio a Béjaia nel XII secolo che venne a studiare il matematico pisano Leonardo Fibonacci (1170 – 1240), confermando il grande flusso di letterati e scienziati che univano l’Occidente e l’Oriente. Forse non tutti sanno che i numeri arabi furono diffusi in Europa proprio dall’università di Béjaia. Mechehed Djamel – eddine ci fa sapere che la biblioteca privata di Cheikh al-muhub Ulahbib è stata una delle più importanti biblioteche del Maghreb da un punto di vista delle diversità delle discipline rappresentate. La collezione Ulahbib raggruppa l’insieme delle opere che la famiglia ha ricevuto dai suoi antenati, o ha acquistato, scambiato e realizzato delle copie. La biblioteca fu costituita nel XIX secolo presso un modesto villaggio nelle montagne della Cabilia, Tala Uzrar a 20 km dalla città di At – Urtilan , grazie a Muhub Ulahbib al Aghbuli nato nel 1822 da una famiglia di letterati. La biblioteca comprendeva nel XIX secolo circa 1000 volumi. |
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Il merito va a due
intellettuali della famiglia che hanno scritto a loro volta testi
importanti: Lmuhbub Ulabib nato nel 1822, e suo figlio minore Lmahdi
nato nel 1892. Lmuhbub in particolare, studiò nella famosa zaouia
(centro di studi) di Cheikh Aheddad (1790 - 1873) approfondendo le sue
conoscenze in astronomia e scienze naturali. Fu
grazie alla prontezza del custode El-mahdi e della nuora Zahira che gran
parte dei manoscritti furono salvati dall’incendio e dal saccheggio
provocati dall’armata coloniale francese nel 1957, e nascosti in una
baita in pietra conosciuta solo a pochi. Vi
rimasero sepolti fino al 1995 quando Mecheheb djamel inizia il lento
lavoro di recupero dei manoscritti della collezione Ulahbib,
ricostituendo la biblioteca. Di particolare
interesse i testi in lingua berbera della storia locale come l’epidemia
del 1753, l’invasione delle cavallette del 1850, l’insurrezione
berbera del 1871 oppure le opere dello storico berbero Ibn Khaldoum e
gli scritti dello storico di Béjaia Ibn Hammad (1150 – 1230). |